Il Museo Giacomo Manzù di Ardea proroga fino al 3 dicembre lamostra Aleardo Nardinocchi. Paesaggi.
L’esposizione è dedicata all’architetto e pittore Aleardo Nardinocchi (1974-2015) prematuramente scomparso, artefice delprogetto di un basamento “galleggiante” nella fontana di piazza Roma ad Aprilia per una scultura di Umberto Mastroianni. Nelle sue opere – sostiene Maria Sole Cardulli, Direttore del Museo Giacomo Manzù di Ardea – “che muovono da un gusto espressionista che risente del clima degli anni Ottanta del Novecento, attraverso la tradizione romana, da Forma 1 alla Scuola di Piazza del Popolo, il paesaggio pontino è riletto dallo sguardo dell’architetto in una densa meditazione sullo spazio che è protagonista della sua produzione”.
Federica Calandro spiega che “i paesaggi di Aleardo Nardinocchi sono degli archetipi. Sono lo spazio in cui, l’artista/architetto del paesaggio si apre ad un’esperienza vitalistica con l’Universo. Per lui dipingere è un’operazione necessaria, propedeutica alla progettazione, perché è lì che può trovare la strada maestra dell’umano segnare la Terra. Come architetto del paesaggio, infatti, Aleardo sa di lavorare in quella dimensione mitica in cui uomo e natura si incontrano e creano insieme.
Il disegnare è sempre stato un suo modo di essere. L’amore per la pittura si manifesta invece a partire dal 2003, ma diventa subito un’esperienza travolgente. Comincia una fase febbrile di sperimentazione in cui, su grandi formati, si confronta con la pittura astratta e informale del ‘900. Nel 2011 approda ad un suo linguaggio, porta a compimento la sua ricerca, partita da una domanda: come costruire lo spazio del Contemporaneo?
La risposta arriva interrogando i nostri antenati, che come scrive Aleardo, “costruivano lo spazio in un rapporto ineludibile con il Cosmo, partecipi e responsabili della sopravvivenza del Tutto”.
Nascono così le serie dedicate ai pini e alle cupole, due elementi, uno naturale e uno artificiale, che si corrispondono, si somigliano, si richiamano, dialogano, perché entrambi alti, tesi verso il cielo, emisferici ed espressione del territorio romano.
Il pino marittimo, tipico dell’ecosistema mediterraneo, è simbolo di eternità e di benignità, a motivo della sua capacità di non nuocere ad alcuna pianta posta sotto di lui. La cupola è simbolo della volta celeste ed elemento architettonico caratteristico dello skyline capitolino.
Allora l’anima dell’artista/architetto può pronunciarsi: Riattivare la simbiosi mutualistica vitale tra tutti questi processi – Uomo, Natura e Tempo – è progettare il Paesaggio.”
E ancora Francesca Nardinocchi racconta: “La pittura di Aleardo ci regala squarci della sua visione interiore della realtà. Difficile e complesso cercare di fare una sinossi di questa realtà: organica e variegata come il suo mondo interiore. Il legame con la madre terra è sempre presente e intessuto nel suo lavoro di artista, di architetto, di uomo. Mi auguro che, dalla visione di questi pochi, pochissimi quadri, possiate intraprendere il viaggio, a tratti onirico, nel mondo variopinto di Aleardo”.
Museo Giacomo Manzù, via Laurentina, km 32, 00040 Ardea RM
Apertura: dal martedì alla domenica ore 9-19.